MARVEL IT presenta:
#26
di
Fabio Furlanetto & Vick Sebastian Shaw
Soggettisti impareggiabili
&
Umile amanuense
New York. Four Freedom Plaza. Quartier generale dei Fantastici
Quattro.
È la mattina di un nuovo giorno nella Grande Mela. Sue Storm Richards ha appena acceso il gas sotto le uova strapazzate che prepara per i suoi familiari ogni mattina. In una scodella invisibile, una frusta dalle stesse proprietà amalgama l’impasto dei pancake con cui Benjamin J. Grimm ama fare colazione. Il bacon scoppietta dentro la padella emanando un dolce ed invitante profumo nell’aria.
Di lì a poco tutta la famiglia si raduna intorno al tavolo della cucina. Dietro i loro piatti Ben e Johnny discutono come al solito. Franklin Richards chiede al padre di accompagnarlo a scuola prima che si faccia troppo tardi. Tutti pensano che giornate belle come quella appena iniziata dovrebbero esserci più spesso, o che non siano sempre e comunque interrotte dalla minaccia cosmica di turno.
-Johnny da quando sei diventato una star di Hollywood qui a casa ti si vede poco eh?
-È diventato troppo importante per noi poveri comuni supereroi… Adesso è un divo del cinema tutto sesso droga e celluloide…
-BEN!!!-Gridano all’unisono gli altri tre, mentre Reed Richards allunga le sue mani fino a coprire le orecchie di suo figlio.
-Papààààààààà… !!!
-Ok, ok. Tutto sesso e celluloide… -Continua il colosso arancione sogghignando beffardamente.
-Bah… Non dategli corda, da quando Charlotte s’è messa con lui è diventato più indisponente di prima.
-Bla bla bla….. – Dice
Prima di portare il figlio a scuola, come fa personalmente tutte le mattine, Reed ammira brevemente la teca dei trofei scolastici di Franklin.
Johnny è ritornato sul set, nel
Bronx, dove si tengono le riprese dell’ultimo film di Spike Lee. Ben e Charlotte Jones sono seduti sul divano
a guardare
<<… e così il Dottor Destino sarà presto giudicato dal Tribunale Internazionale per crimini contro l’Umanità ed il Mondo intero è, ancora una volta, grato ai Fantastici Quattro. In loro onore si sta allestendo una parata che partirà da…>>
-Una parata in onore del nipote prediletto di Zia Petunia -commenta Ben –A New York sanno come si vive.-
-Il tuo punto forte non è certo la modestia, Ben.-lo rimprovera scherzosamente Charlotte –Certo voi FQ ve lo meritate con tutto il bene che avete fatto alla città. Mi dispiace solo che mio marito non sia qui per vederlo.-
-Charlotte mi prendi in giro?-replica Ben, sorpreso –Tu non ti sei mai sposata, lo dovrei sapere, visto che siamo fidanzati da anni ormai.-
-Cosa?-lo stupore nella voce di Charlotte è chiarissimo –Ma che stai dicendo Ben, ma se ho anche un figlio di… di… Cielo, non ricordo quanti anni ha.-
-Calmati Charlotte- le dice Sue poggiandole una mano sulla spalla –Dev’essere colpa dello stress degli ultimi tempi, con la guerra e tutto il resto. Tu non hai nessun figlio, lo sai.
La maggior parte delle persone sarebbe sconcertata dall’idea di dare una spiegazione così triviale ad un’incongruenza di queste dimensioni. Certo i Fantastici Quattro hanno visto ben di peggio, ma che possano risponderle una cosa del genere…no, Charlotte non può accettare una spiegazione simile.
-Cosa, cosa, ma… ma… non è vero il suo nome è Timothy, mio marito era un poliziotto ucciso nel corso di una rapina…-
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È la mattina di un nuovo giorno nella Grande Mela. Sue Storm Richards ha appena acceso il gas sotto le uova strapazzate che prepara per i suoi familiari ogni mattina. In una scodella invisibile, una frusta dalle stesse proprietà amalgama l’impasto dei pancake con cui Benjamin J. Grimm ama fare colazione. Il bacon scoppietta dentro la padella emanando un dolce ed invitante profumo nell’aria.
Di lì a poco tutta la famiglia si raduna intorno al tavolo della cucina. Dietro i loro piatti Ben e Johnny discutono come al solito. Franklin Richards chiede al padre di accompagnarlo a scuola prima che si faccia troppo tardi. Tutti pensano che giornate belle come quella appena iniziata dovrebbero esserci più spesso, o che non siano sempre e comunque interrotte dalla minaccia cosmica di turno.
-Johnny da quando sei diventato una star di Hollywood qui a casa ti si vede poco eh?
-È diventato troppo importante per noi poveri comuni supereroi… Adesso è un divo del cinema tutto sesso droga e celluloide…
-BEN!!!-Gridano all’unisono gli altri tre, mentre Reed Richards allunga le sue mani fino a coprire le orecchie di suo figlio.
-Papààààààààà… !!!
-Ok, ok. Tutto sesso e celluloide… -Continua il colosso arancione sogghignando beffardamente.
-Bah… Non dategli corda, da quando Charlotte s’è messa con lui è diventato più indisponente di prima.
-Bla bla bla….. – Dice
Prima di portare il figlio a scuola, come fa personalmente tutte le mattine, Reed ammira brevemente la teca dei trofei scolastici di Franklin.
Johnny è ritornato sul set, nel
Bronx, dove si tengono le riprese dell’ultimo film di Spike Lee. Ben e Charlotte Jones sono seduti sul divano
a guardare
<<… e così il Dottor Destino sarà presto giudicato dal Tribunale Internazionale per crimini contro l’Umanità ed il Mondo intero è, ancora una volta, grato ai Fantastici Quattro. In loro onore si sta allestendo una parata che partirà da…>>
-Una parata in onore del nipote prediletto di Zia Petunia- commenta Ben –A New York sanno come si vive.
-Il tuo punto forte non è certo la modestia, Ben- lo rimprovera scherzosamente Charlotte, pi si ferma. Ha come l’impressione di voler dire qualcos’altro, forse lo ha già detto, ma qualunque cosa fosse le è passato di mente. Non doveva essere nulla d’importante.
-Sapete…-comincia a dire Sue -… mi chiedevo cosa ne sarà di Latveria ora che Destino è stato deposto.
-Oh, lo sai come vanno queste cose, sorellina…-le risponde Johnny -…organizzeranno delle elezioni e diventerà una comunissima democrazia.-
-Può anche darsi – ribatte Sue –…ma resta fatto che la guerra in Molavia è stata molto costosa e che qualcuno dovrà comunque pagare i danni. Tu che ne pensi Reed?
-Beh ad essere onesti…-
Prima che Reed possa rispondere, Charlotte balza dalla poltrona ed esclama:
-Johnny! Tu sei qui?-
-Ma certo, Charlotte dove dovrei essere?-
-Tu… tu eri già andato via, lo ricordo benissimo ed io e Ben stavamo discutendo di… di….
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È la mattina di un nuovo giorno nella Grande Mela. Sue Storm Richards ha appena acceso il gas sotto le uova strapazzate che prepara per i suoi familiari ogni mattina. In una scodella invisibile, una frusta dalle stesse proprietà amalgama l’impasto dei pancake con cui Benjamin J. Grimm ama fare colazione. Il bacon scoppietta dentro la padella emanando un dolce ed invitante profumo nell’aria.
Di lì a poco tutta la famiglia si raduna intorno al tavolo della cucina. Dietro i loro piatti Ben e Johnny discutono come al solito. Franklin Richards chiede al padre di accompagnarlo a scuola prima che si faccia troppo tardi. Tutti pensano che giornate belle come quella appena iniziata dovrebbero esserci più spesso, o che non siano sempre e comunque interrotte dalla minaccia cosmica di turno.
-Johnny da quando sei diventato una star di Hollywood qui a casa ti si vede poco eh?
-È diventato troppo importante per noi poveri comuni supereroi… Adesso è un divo del cinema tutto sesso droga e celluloide…
-BEN!!!-Gridano all’unisono gli altri tre, mentre Reed Richards allunga le sue mani fino a coprire le orecchie di suo figlio.
-Papààààààààà… !!!
-Ok, ok. Tutto sesso e celluloide… -Continua il colosso arancione sogghignando beffardamente.
-Bah… Non dategli corda, da quando Charlotte s’è messa con lui è diventato più indisponente di prima.
-Fermi!-
L’urlo fa voltare le teste di tutti verso Charlotte Jones, che ripete:
-Fermi! Che ci faccio io qui ? L’ultima cosa che ricordo è che stavo facendo indagini su quell’incidente e la bambina morta e poi… poi è tutto nebuloso. Non so cosa, ma qui c’è qualcosa di sbagliato… di profondamente…sbagliato…
Gli altri al tavolo la guardano perplessi. Sui loro volti appare chiara l’ombra del dubbio.
-In effetti…-comincia Reed -… anch’io vedo qualcosa che non funziona: ricordo benissimo che stavo avendo un'interminabile discussione sul prezzo della guerra, ma non riesco a ricordare con chi… bizzarro…
-Ora che mi ci fai pensare…-interviene Sue -… io ricordo di aver avuto una lite furibonda con il comitato degli inquilini del Four Freedoms Plaza per… per… è strano, più cerco di ricordarlo e più ci provo e più non ci riesco…
-Io… io ora ricordo…-dice
Ben si sente come se la testa gli scoppiasse, quando parla:
-Io ora ricordo benissimo che ero ancora malmesso dopo la battaglia con Destino. Non era stata una passeggiata ed il vecchio Victor…
-È ancora a Latveria!-dicono all’unisono i Fantastici Quattro.
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È la mattina di un nuovo giorno nella Grande Mela… ma non di un giorno qualunque, come appare chiaro a tutti i presenti.
E neanche più tanto nuovo.
-Ehi ma che sta
succedendo?-esclama
-Per una volta ti do ragione Ben- replica Johnny Storm -Anch’io ho la stessa sensazione !
-Come… come se ci trovassimo nel set di un film ed il regista ci costringesse a rigirare le scene che non sono venute bene- commenta Susan Richards, poi spalanca gli occhi e si porta una mano alla bocca, come per non rivelare agli altri il pensiero terribile che le ha fatto sbiancare il volto.
-Si- interviene Mister Fantastic –Solo che qui c’è una forza che sta riscrivendo addirittura la realtà, retroattivamente, una forza come…no…
Cinque paia di occhi si volgono verso un angolo della stanza dove sta un bambino che tutti loro conoscono. I suoi occhi crepitano d’energia e Franklin Richards improvvisamente urla:
-Zitti! State, zitti! Perché dovete sempre rovinare tutto, perché ?
Sue si china verso il figlio e gli chiede:
-Rovinare cosa, Franklin? Cosa hai fatto?-
-Ho rimesso tutto a posto- è la risposta del bambino.
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I Fantastici Quattro si ritrovano di nuovo a tavola, pronti a iniziare un nuovo giorno…che ormai è troppo vecchio.
-Cosa hai rimesso a posto Franklin, spiegacelo- chiede Sue con voce calma e gentile, cercando di nascondere quello che in realtà prova, ovvero: sconcerto e persino paura.
-Tutto- risponde Franklin trattenendo le lacrime- Tutte le cose storte.
-Cosa intendi dire, figliolo? – chiede Reed.
Franklin comincia a parlare, la sua voce di bambino esita e trema, mentre racconta cosa ha fatto e come tutto e cominciato, ma anche coloro che lo ascoltano tremano.
-All’inizio non l’ho fatto apposta…davvero. Ho iniziato a fare…cose, con la mia testa, senza volerlo. Non volevo che lo sapeste perché vi arrabbiate sempre quando faccio cose strane, e la mamma piange. Poi c’è stato quell’attacco di demoni ed ho sentito un sacco di gente piangere, anche quando erano lontane, anche quando non le conoscevo e volevo farli stare zitti. Sentivo anche che zio Ben e Charlotte erano così tristi da non riuscire neanche a piangere… perché lo zio… non era riuscito a salvare una bambina, nell’invasione. Ma lui non l’aveva fatto apposta ! Proprio come capita a me quando non riesco a controllare i miei poteri, così ho pensato…ho pensato che, visto che io c’ero già passato, forse potevo aiutarlo. Ma più provavo ad aiutarlo più sentivo il suo dolore…
“Empatia” pensa Reed Richards “Franklin è stato sottoposto ad una quantità tale di stimoli emotivi che i suoi poteri si sono attivati istintivamente…”
-Se solo tutto non fosse mai successo…e non era successo ! Ho solo dovuto desiderarlo e la bambina non era mai morta e tutti eravate contenti ! O…quasi. Le prime volte non ha funzionato. Anche se avevate dimenticato la bambina c’erano altri problemi. Io ci ho provato... lo zio Ben e la zia Charlotte dovevano stare insieme, ma lei pensava troppo al marito morto, bisognava sistemare anche quello. Ecco, più nessun marito da ricordare, ma se non c’è il marito, non può esserci neanche il figlio e così… cancellato Timothy. Ma è brutto, perché Timothy era mio amico e Charlotte non riesce a dimenticarlo, e neanche io… E poi c’è il Dottor Destino, che dice in TV di avere vinto, ma siete voi i buoni e non è giusto e ho cercato di mettere a posto…c’erano tante cose storte… Tante . Lo zio Johnny vuol fare l’attore, la mamma vuole che tutti vadano d’accordo… Ma non basta ! Non basta mai !!! Perché non riuscite ad essere felici ? Perché c’è sempre qualcosa fuori posto da sistemare? Perché ogni volta che sistemo qualcosa, qualcos’altro va storto ?
Il silenzio cala nel salone mentre le lacrime scendono copiose sul volto di Franklin. Sue lo stringe forte ed altre quattro persone non sanno cosa dire.
Reed Richards, Mister Fantastic, il più brillante intelletto del Pianeta, a detta di molti, è… sconcertato. Quello che è accaduto è sconvolgente: il potere di Franklin si è adattato a TUTTI i suoi sistemi per tenerlo sotto controllo e lo ha fatto senza che lui riuscisse ad accorgersene. Quanto è grande il potere di Franklin… e cosa può farci lui ?
Charlotte Jones
esplode:
-Come hai osato, stupido ragazzino? Manipolare la mia mente e la mia vita, come hai osato ?
-Io… volevo solo…-balbetta Franklin.
Sue si rivolge alla donna:
-Ti prego Charlotte, stai spaventando Franklin.
-BASTAAA!!-
L’urlo erompe dalla gola di Franklin Richards mentre il bambino si solleva in aria, i suoi occhi bruciano d’energia, dal suo corpo emanano onde di pura forza ed ecco che tutti gli allarmi del palazzo si attivano contemporaneamente.
-Cosa… cosa sta succedendo?-si chiede
-Nulla di buono, ci puoi scommettere, fiammifero- è la risposta della Cosa.
Reed si allunga sino ad un quadro comandi e gli basta un breve sguardo per capire cosa sta accadendo:
-Tutti i valori sono fuori scala – dice –le continue riscritture della realtà operate da Franklin, ed i continui paradossi spaziotemporali che ne derivano, stanno lacerando il tessuto connettivo della realtà come la conosciamo…
-E questo cosa vorrebbe dire, in parole comprensibili a noi poveri mortali?-chiede Ben Grimm.
-Che se non poniamo fine al caos ne saremo inghiottiti e tutto ciò che è sarà distrutto.
-Meno di 25 parole, complimenti. Idee su come riuscirci?
-Non possiamo. E’ oltre le possibilità della scienza, persino la mia scienza. Solo lui può riuscirci-risponde Reed indicando Franklin.
-Il futuro della terra nelle mani di un bambino di nove anni, fantastico – commenta sarcastica Charlotte
-Franklin è solo confuso e non voleva far del male a nessuno – la rimprovera Sue – E tu Reed non sognarti di usare uno dei tuoi dannati aggeggi per spegnere la sua mente come hai fatto l’ultima volta.-[i]
-Tranquilla, Sue, non voglio fargli del male…e non sono nemmeno sicuro che sia possibile, al momento. Ma devo convincerlo a fermarsi, prima che sia troppo tardi.-
Reed si allunga verso il figlio, ancora risplendente di energia e gli parla:
-Ascolta figliolo… Fermati adesso. Smetti di usare il tuo potere. Non sei ancora pronto per usarlo, puoi provocare solo disastri nonostante le tue intenzioni, tu devi…
-Smettila, Reed- interviene Johnny.
-Cosa?-
-Tu e Destino non siete poi così diversi, sai ? Non conoscete compromessi. Lui sfrutterebbe il potere di Franklin sino al massimo e tu, invece, glielo inibiresti per sempre.
-Che stai dicendo? Lui è ancora troppo giovane per…
-Perché, io ero un adulto responsabile dopo l’incidente ?
-Ascoltalo Reed- ribatte Sue.
-Grazie sorellina. Ascolta Franklin, io lo so che avevi solo buone intenzioni, che non volevi fare del male a nessuno ed aggiustare le cose, ma con le persone non funziona così, non puoi costringere la gente a fare quello che vuoi tu, non è giusto. Così non curi la loro infelicità, li rendi solo più infelici.
-Io… voglio solo che tutto vada bene.
-E questo è giusto, figlio mio- interviene
-Io…ci posso provare.-balbetta il ragazzino.
Immediatamente accade qualcosa che i presenti non sono in grado di spiegare. Le menti dei quattro membri dei Fantastici Quattro e quella del bambino divengono tutt’uno: i dolori, le ansie, le paure, le gioie, le speranze, i sentimenti di ognuno vengono condivisi dagli altri e finalmente Franklin comprende davvero ciò che i suoi familiari cercavano di dirgli: che un potere come il suo è troppo grande per essere usato in modo così capriccioso. Vede le conseguenze delle sue azioni e capisce che lui è l’unico che può porvi rimedio… e lo fa.
Un attimo prima la stanza risplendeva carica di un’energia che minacciava di distruggere la realtà, ora è tutto di nuovo a posto. Sue si precipita ad abbracciare il figlio e Reed dà una rapida occhiata ai suoi strumenti: tutti i valori sono di nuovo in scala…per il momento.
-Il pericolo è passato-proclama –Franklin si è fermato appena in tempo, prima che le sue energie distruggessero la realtà.
-O magari l’ha distrutta e ricostruita, che ne sai?- gli
replica
-No, non può essere… o si? – il pensiero, Reed deve ammetterlo, è abbastanza inquietante nella sua plausibilità.
-Adesso basta!-urla Charlotte Jones –Ne ho abbastanza di voialtri. Non resterò un minuto di più qui e tenete lontano da me quel ragazzino.
A quanto sembra c’è un limite anche per una donna che ha avuto a che fare con mostri alien e Sentinelle e Charlotte sembra aver raggiunto il punto di rottura.
-Charlotte, io…-inizia a dire Ben Grimm.
-No, taci. Non voglio più sentire nulla da te, nulla!-
Fa per andarsene, ma all’improvviso si blocca e lo stesso fa Ben.
-Franklin, sei stato tu?-intervene Susan –Cosa hai fatto?
-Charlotte odia zio Ben per quello che crede che abbia fatto, ma non è giusto. Lui non glielo sa spiegare, così li ho… com’è che si dice? Messi in contatto, ecco, sì.
-Vuoi dire che ciascuno di loro prova le stesse sensazioni dell’altro come se le avesse vissute?-chiede Reed.
Franklin lo guarda perplesso, poi risponde:
-Si… credo di si.
In quel breve momento in cui le loro menti si sono collegate Ben e Charlotte hanno visto l’evento che ha portato alla morte della bambina con gli occhi dell’altro, provando le sue stesse sensazioni ed angosce e questo genera in ciascuno di loro una migliore comprensione reciproca.
Forse non cancellerà del tutto la rabbia, ma almeno potrà contribuire ad alleviare il dolore.
-Mi dispiace - dice Ben alla fine.
-Lo so - risponde semplicemente Charlotte, abbassando la testa, poi esce dalla stanza.
-Beh, che aspetti, stupido ammasso di rocce arancioni? Valle dietro - lo sprona Johnny.
-Credi che dovrei farlo?
-Oh signore, devo proprio insegnarti tutto sulle donne? Ma certo che devi farlo, razza di tontolone, e prima che sia arrivata nel New Jersey, sbrigati.
Ben non si fa pregare ulteriormente ed imbocca il corridoio, mentre Sue si rivolge a Franklin:
-Sei stato bravo. Quello che ha fatto per Charlotte è forse una piccola cosa rispetto a quello che potresti fare col tuo potere, ma spesso le piccole cose sono le più importanti. E sono le piccole cose che mandano avanti una famiglia…persino una come la nostra.
-E se Charlotte e zio Ben non si rimettono insieme?-
-Questa è una cosa che spetta a loro decidere, non possiamo forzarli, ma solo sperare che qualsiasi cosa decidano di fare sia la più giusta per loro.-
La scena potrebbe sembrare fin troppo familiare ormai: la famiglia speciale composta dai Fantastici Quattro che si gode un raro momento di relax a tavola.
Solo che adesso è una cena, non una colazione…e cosa più importante, non ci sono manipolazioni da parte di nessuno.
Probabilmente. Non si può mai dire, in questo universo.
-Mi passi il sale sorellina, grazie.
-No, non so se tra me e Charlotte le cose andranno a posto, ma almeno abbiamo parlato ed è già molto.
-Tutto bene Franklin? Ti vedo silenzioso.-
Il bambino ci pensa su e poi risponde:
-Dovrò essere punito per quello che ho fatto, mamma?
-Beh… no, io direi di no, hai capito la lezione, giusto?
-Si, devo stare attento a quando uso i miei poteri e non usarli per cambiare la vita delle persone se loro non sono d’accordo.
-Esatto figliolo -interviene Reed –Hai commesso degli errori, ma l’hai fatto per una buona causa ed alla fine hai fatto la cosa giusta. Spero che ora tu abbia capito che quando si ha un grande potere si ha anche la grande responsabilità di usarlo correttamente.
-Quest’ultima frase mi suona familiare, direi, devo averla
già sentita da qualcun altro - interviene
-Beh quel tuo amico sa quel che dice-replica Reed –Il Dottor Destino, invece, ha tutta un’altra idea delle responsabilità connesse al potere ed è per questo che…-
-… che ci siamo sempre noi a pestargli quei suoi piedi di metallo quando occorre, giusto?-conclude Ben.
-.. che nonostante il suo potere il nostro Franklin non sarà mai come Destino – replica Sue –Perché mentre Destino è e sarà sempre solo, Franklin avrà sempre il nostro sostegno. Qualunque cosa accada noi siamo una famiglia ed è questo che conta davvero…
-Se non è rotto non aggiustarlo – conclude Johnny con la bocca piena.
Franklin Richards, uno degli esseri più potenti dell’Universo, accenna un mezzo sorriso e pensa:
“Strano, l’ultima volta zio Johnny ha detto qualcosa di diverso…ma non fa niente. Per questa volta lascerò le cose come stanno…forse”.
FINE
NOTA DEGLI AUTORI
Con questa storia si conclude idealmente un ciclo di storie che ha visto al timone della serie i bravi Fabio Furlanetto e Vick Sebastian Shaw. Un ciclo di ben 14 episodi, più quest’ultimo di cui i suddetti hanno curato il soggetto e parte della sceneggiatura, lasciando il resto al povero sottoscritto, al quale, come è ovvio, va indirizzato tutto il biasimo se non siete rimasti soddisfatti. -_^
(Nota dei co-autori:
tutti i complimenti vanno indirizzati ai due soggettisti)
Che questa sia una storia un pò anomala lo si capisce anche dal fatto che, a parte Franklin, ovviamente, e qualche “allungatina” da parte di Reed, non c’è praticamente alcun uso di superpoteri in questa storia, che può essenzialmente essere definita uno psicodramma il cui fulcro sono i concetti accoppiati di potere e responsabilità.
Cosa ne sarà adesso dei Fantastici Quattro? Solo il tempo potrà dirlo per certo, ma una cosa è sicura: le loro avventure non finiscono di certo e ve ne accorgerete presto… Ne siamo convinti
Carlo
[i] Tantissimo tempo fa, nientemeno che in Fantastic Four Vol 1° #141 (Fantastici Quattro, Corno, #139).